Chinchero

Il mercato di Chinchero viene considerato come uno dei più importanti della regione, e viene apprezzata internazionalmente la qualità degli oggetti artigianali venduti.

Inoltre, Chinchero presenta notevoli costruzioni coloniali ed un grande spazio aperto incaico, dove spesso si realizzano danze tipiche con sgargianti costumi.

Dove si trova?

Si trova a 28 km a nordovest della città di Cusco, raggingibile in due modi: o direttamente dal capoluogo, oppure attraverso la Valle Sacra, con una deviazione sulla sinistra all’altezza di Urubamba. Generalmente viene inserito nel circuito turistico della Valle Sacra, prima o dopo la visita ad Ollantaytambo, oppure costituisce la tappa finale del percorso ad anello Cusco – PisacOllantaytambo Maras – Chinchero – Cusco.

Attenzione: anche se turisticamente viene considerato parte integrante del “Valle Sagrado”, NON si trova nel fondovalle, bensì a 3.762 m s.l.m.!!! Per chi in Perù visiterà solo Lima e Cusco, questo sarà il punto più alto raggiunto nel circuito turistico, mentre per chi visita tutto il Sud, va considerato più o meno alla stessa altitudine di Puno e del Lago Titicaca.

I raggi del sole sono realmente diretti e l’atmsfera si fa più rarefatta, con maggiori difficoltà per la respirazione. Probabilmente non si tratterà più di soroche (mal d’altura), ma di normali complicazioni dovute all’altitudine. Cercate di mantenervi sempre ben idratati e di tenere un copricapo, evitando sforzi eccessivi ed un’esposizione diretta ai raggi del sole.

Orari: 07.00 – 17.30, tutti i giorni. Ingresso incluso nel biglietto turistico.

Descrizione del sito:

Chinchero è un bel villaggio d’alta quota, ma nonostante l’altitudine si possono apprezzare i prati dei dintorni, di un colore verde intenso (in aprile-maggio) con gli animali al pascolo e più in basso boschi di eucalipto. Le terre sono incredibilmente fertili e produttive, motivo per cui questo è stato un centro molto importante nel periodo inca, e i prodotti tipici locali sono orzo, grano, fave, patate ed altri tubercoli come olluco ed oca. Di fronte si stagliano le sagome dei ghiacciai Salkantay, Veronica e Soray.

L’attrazione principale del complesso ove ha sede il mercato domenicale, è la completa fusione e la coesistenza in un unico spazio delle testimonianze delle culture che si sono succedute nei secoli. Nella “parte incaica” possiamo apprezzare dei grandi spazi, definiti da grandi muri tradizionali realizzati con grossi blocchi di pietra tagliati e perfettamente sovrapposti, tra i quali il più notevole è l muro sotto il quale si svolge il mercato domenicale: è un’enorme parete con dodici nicchie trapezoidali di 2 m per 1,5. Grazie a studi realizzati negli anni Sessanta, si è scoperto che alcune di queste pareti in realtà appartengono ad un palazzo inca ricoperto di terra dagli Spagnoli e ora servono da sostegno e contenimento ad un’altra piazza nella quale si staglia l’elemento coloniale più importante: una bella chiesa risalente al XVII secolo (un’iscrizione indica l’anno 1607), dalla porta riccamente decorata.

Purtroppo attualmente la chiesa presenta i segni dell’incuria e dell’umidità – è inoltre facile trovarla chiusa – ma all’interno si possono trovare un retablo ornato in stile barocco e notevoli pareti dipinte.

Completano la “parte spagnola” alcuni archi coloniali negli angoli delle piazze, mentre per quanto riguarda le testimonianze lasciate dagli inca, troviamo altri muri di adobe, immensi muri di contenimento, “huacas” o centri cerimoniali, terrazzamenti ed altri edifici semidistrutti di cui si ignora la funzione, ma che danno però l’idea della grandezza della cultura inca.

Va sottolineato, però, che in questo caso non vi fu solo la distruzione da parte dei conquistatori, ma il paese fu prima incendiato da Manco Inka in fuga.

Un’ulteriore dimostrazione della “fusione” delle culture, è rappresentata dalla componente più turistica, ovvero il variopinto mercato di souvenirs, e dalla rievocazione delle danze rituali.

In un grande spiazzo lungo la strada esterna, esiste un altro mercato più “autentico”, dove si possono vedere le donne del posto con i loro pentoloni di “chicha”, “tamales”, “chicharrones”, e dove sopravvive ancora la pratica del baratto.